lunedì 29 luglio 2013

der Zeit ihre Kunst....

der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihre Freiheit

all' epoca la sua arte, all' arte la sua libertà !

è il magnifico e perennemente attuale motto della Secessione Viennese, il movimento artistico di ribellione alla tradizione nato sul  finire del XIX secolo sotto la guida di Gustav Klimt

nella Vienna di fine '800, fucina di progresso in ogni campo dell'  arte -  figurativa, la musica,  il teatro e la  letteratura - nonchè della scienza - la medicina, la psicanalisi  -  e della tecnologia

in una temperie  di tale grande  fermento e   progresso sociale, in un tale clima culturale ed economico  che i giovani artisti poterono addirittura  contare sul  mecenatismo del comune di Vienna, che rese disponibile il terreno situato sulla  Linke Weinzeile e dell '  industriale  Karl Wittgenstein, che sovvenzionò la costruzione della sede del nuovo movimento

cose impensabili nell' attuale nostra situazione di "spending review" e di tagli alla cultura

la palazzina della Secessione, opera dell' architetto Olbrich,  allievo di Otto Wagner, fu progettata come vero tempio dell'arte, esempio di quello  "Jugendstil",  altrove detto "Liberty" o Art Nouveau",  che proprio dal movimento della Secessione prese l' impulso

come a testimoniare della modernità dell' idea, essa è tuttora utilizzata come sede di  esposizioni non permanenti  d'arte contemporanea, mantendo così la sua funzione di favorire le  espressioni  artistiche dei tempi nuovi

ma l' opera d' arte che davvero connota la palazzina è il magnifico Beethovenfries di Klimt, il fregio di Beethoven, un murale della lunghezza totale di 34 metri, una serie di pannelli affrescati recuperati dopo decenni di oblio e  di abbandono e posti a circondare interamente una lunga  sala, concepiti dall'artista inspirandosi alla Nona Sinfonia, interpretata come simbolo di tutte le arti quali mezzo per salvare e redimere  l' umanità dall' oppressione, dalla violenza, dal potere, dall'oscurantismo e dalla minaccia di tutte le "forze ostili"  alla libertà dello spirito

e dopo varie figure, come quella bellissima della Poesia che con la sua cetra allevia il dolore del mondo, nell' ultimo pannello è raffigurato  il bacio, bacio di una coppia circondata da un coro angelico, quello stesso bacio e coro con cui Beethoven e Schiller  concludono l' inno  alla gioia,  dichiarando il loro amore per l' umanità intera, abbracciata in un ideale di pace e fratellanza

Seid umschlunden, Millionen,
Diesen Kuss der Ganzen Welt !
Brüder !





giovedì 25 luglio 2013

le navi di Olbia

il nuovo museo archeologico di Obia, costruito nel porto vecchio su di un' isoletta presso la riva, pare esso stesso una grande nave all'  ormeggio,  poco lontano dalle grosse bianche  navi  da  crociera e dai traghetti alle banchine dell' Isola Bianca

e  il "pezzo forte" del museo,  oltre alle belle sale dedicate alle varie fasi evolutive della civiltà storica nell' Isola, è costituita dalla lunga sala al piano terreno che ospita appunto gli imponenti resti dei relitti delle navi romane da carico, incendiate e colate a picco durante l' attacco dei Vandali alla città  nel 450 dc, che segnò la fine della Sardegna romana

in un ambiente  appositamente climatizzato per la preservazione del  legname e quindi anche molto piacevole per  il visitatore  si possono  ammirare la struttura  del fasciame, le aste da timone e gli alberi  del restauro di due delle numerose navi recenemente rinvenute in occasione degli scavi per la nuova viabilità cittadina

un' esperienza museale speciale, uno dei tanti gioielli  del nostro patrimonio artistico disseminati per tutta Italia e purtroppo spesso poco noti e valorizzati

ingresso gratuito, tra l' altro, l' opera è stata realizzata con i fondi della Comunità Europea


                                                               Fuji X20






martedì 16 luglio 2013

orgosolo

Orgosolo, paese  della Barbagia nel  Nuorese,  circondato dal suo selvaggio Supramonte, terra di pastori, di anarchici, di libertari e sì, storicamene anche di  briganti, anzi di banditi, eredi di un popolo da sempre  resistente nel corso della storia  alle leggi e  dominazioni straniere, ultima della quali lo stato piemontese prima e italiano poi

il film del 1961 Banditi a Orgosolo, opera prima di Vittorio De Seta, racconta molto bene la complessità del fenomeno e il problema dello Stato vissuto come un' imposizione e un nemico

lo si può vedere interamente su youtube ed è un capolavoro recitato da attori non professionisti,  da non perdere

ma oggi Orgosolo è famosa soprattutto per i suoi murales, opere  di Francesco Del Casino e dei suoi allievi, una tradizione che dalla fine degli anni '60 prosegue raccontando sui muri del  paese  la storia della Sardegna e del mondo dal punto di vista dei libertari